La terra ha tremato e ciò che l’uomo ha costruito, in pochi attimi è scomparso. Ciò che era casa di tante vite, metafora di continuità e di memoria non esiste più. Ma il ricordo, quello intimo, personale, quello che rivivrà nei racconti e nelle storie, non è stato toccato. Questo è ciò che voglio celebrare: le parole e le immagini che si conservano intatte anche in un cuore provato dal dolore della distruzione. Tutto il valore è dentro gli uomini e le donne che oggi devono ricostruire con mani forti. Ho sbriciolato il pezzo di un piatto recuperato dalle macerie, vestigia di qualcosa che non c’è più e che non può tornare. E da questa consapevolezza, dalla forza di una memoria intoccabile, mi auguro che l’Abruzzo possa costruire pensando al futuro, onorando il passato, superando la tragedia di ciò che è andato perso per sempre.